Cassa Forense presenta il Rapporto sull’Avvocatura 2025, realizzato in collaborazione con il Censis e il V bilancio sociale dell’Ente.
Calano gli iscritti agli albi e alla Cassa, mentre i redditi, seppur lievemente, migliorano. Il gender gap pesa sul presente e sul futuro della professione. La toga perde appeal per i giovani laureati in legge. Questi e molti altri i temi al centro del dibattito all’Auditorium di Cassa Forense in Roma. Moderatrice dell’evento, la giornalista Roberta Floris.
A commentare i dati del Rapporto, realizzato in collaborazione con il Censis e giunto alla sua nona edizione, sono Valter Militi, Presidente di Cassa Forense e Giovanna Biancofiore, attuario dell’ente di previdenza. Per il Censis, il Segretario Generale Giorgio De Rita e Andrea Toma, Responsabile dell’Area Economia.
Numerosi gli ospiti e le personalità istituzionali intervenute all’evento: Anna Rossomando, Vice Presidente del Senato, Francesco Paolo Sisto, Vice Ministro della Giustizia, Ciro Maschio, Presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, Francesco Greco, Presidente del Consiglio nazionale forense, Mario Scialla, Coordinatore dell’Organismo congressuale forense, oltre ai rappresentanti delle associazioni dell’Avvocatura e degli ordini forensi.
Nuovi orizzonti per l’avvocatura: tra sfide e opportunità
Il Rapporto approfondisce i temi della conciliazione fra vita lavorativa e vita familiare, della propensione all’utilizzo della forma associata di organizzazione dell’attività legale, della diffusione della cultura previdenziale, della conoscenza e dell’apprezzamento per la comunicazione e le prestazioni di Cassa Forense. E ci dice, tra le altre cose, che il 35% degli avvocati sente molto il peso delle pressioni dei clienti e delle scadenze, che oltre il 30% non riesce a “disconnettersi” dal lavoro e che in molti sono preoccupati per le responsabilità in tema di dati e privacy.
Sono passati trent’anni dalla privatizzazione di Cassa Forense, ricorda il Censis e abbiamo assistito a un lungo e complesso cambiamento della professione e della dimensione previdenziale. Sono intervenute diverse importanti riforme legislative e, per anni il numero degli avvocati è cresciuto. E poi, negli anni più recenti, le cose sono cambiate. Anche quest’anno diminuisce il numero dei legali, dell’1,6% rispetto all’anno 2023: nel 2024 gli avvocati sono 233.260, dei quali circa 124 mila sono uomini e 109.252 donne. 16.376 sono i pensionati.
Nonostante tanto si parli di parità di genere e di opportunità, a fare le spese maggiori del calo numerico sono proprio le donne. Dal 2020 al 2024 la percentuale femminile è diminuita al 46,8%, scendendo sotto il dato del 2014 (47,1%) e invertendo la tendenza di crescita degli anni precedenti: i dati confermano un vero e proprio abbandono della professione da parte delle avvocate, che si verifica soprattutto con l’avanzare dell’età. Fino a 34 anni, infatti, le donne rappresentano il 57,2% del campione, contro il 42,8% dei colleghi. Il 7% degli iscritti sono pensionati, circa 16 mila professionisti che hanno redditi considerevoli. Molti avvocati al momento del pensionamento decidono di rimanere iscritti e di contribuire; gli avvocati non vanno mai in pensione, ci dice con una battuta l’attuaria Biancofiore, che ci racconta anche come la più giovane iscritta abbia 22 anni e si sia iscritta volontariamente a Cassa forense.
In tema di invecchiamento della categoria, la parità di genere c’è. Gli avvocati, donne e uomini, sono tutti mediamente più “vecchi”: dal 2002 a oggi, l’età media complessiva è aumentata di oltre sei anni, passando da 42,3 a 48,9 anni, a conferma di una tendenza ormai strutturale.
Il reddito complessivo Irpef della categoria ha registrato un incremento del 5,6% tra il 2022 e il 2023. Permangono le differenze di genere: il gender gap maggiore si trova in Lombardia, con una differenza tra uomini e donne di 68mila euro, mentre il divario minore si trova in Calabria, con una differenza di 13mila euro, regione in cui sia le donne (17.020 euro) che gli uomini (30.379 euro) hanno i redditi medi minori d’Italia. Sono molte le avvocate, più dei colleghi uomini, che hanno una percezione negativa della propria situazione professionale: il 27,5% la definisce molto critica e il 30,4% abbastanza critica, per un totale di oltre il 57% che vive condizioni di difficoltà.
Nota positiva, il “Pil” dell’Avvocatura è in crescita ed ha superato i 10 miliardi, nonostante sia diminuito il numero degli iscritti. E’ cresciuto anche il numero degli avvocati che comunicano a Cassa i loro redditi ed è aumentato, seppur di poco, il reddito dei legali che si collocano nelle fasce reddituali più deboli.
Leggiamo nel Rapporto che oltre sei professionisti su dieci esercitano la professione in studi condivisi, in tutto o in parte, con altri colleghi o altri professionisti. Pochi gli avvocati che hanno la proprietà dello studio: sono il 10,7% degli uomini e il 5,5% delle donne. Il 25,4% degli intervistati lavora in uno studio privato senza ospitare altri colleghi, mentre il 34,2% non condivide lo studio in alcun modo. L’attività da casa, spesso in modalità smart working, interessa quasi il doppio delle donne rispetto agli uomini, con l’11,3% delle avvocate che sceglie questa soluzione, contro il 6,4% degli avvocati.
Relatori e ospiti si confrontano sulle iniziative per favorire la parità di genere e per promuovere l’attrattività della professione tra le giovani generazioni. Il Presidente Militi annuncia che Cassa Forense approverà la misura del reddito di libertà, per sostenere le colleghe vittime di violenza.
Il V Bilancio sociale
Nella seconda metà della mattinata, Cassa Forense presenta il suo V Bilancio sociale. Il Presidente Militi, affiancato dal Direttore Generale Antonello Crudo e da Cinzia Carissimi, Dirigente del Servizio Contabilità e Patrimonio, parlano dei valori che guidano l’ente previdenziale degli avvocati. Troviamo nel bilancio una sezione dedicata al gender pay gap, a testimonianza della centralità del tema per Cassa Forense. L’Italia non è messa per nulla bene sul punto, nemmeno per quanto riguarda il futuro pensionistico delle donne: dai dati, emerge che le italiane hanno un rischio di povertà maggiore dei colleghi maschi e delle colleghe europee. Carissimi usa un’immagine suggestiva per rendere l’idea di stereotipo: parlando delle donne in posizioni professionali apicali, ci si esprime spesso in termini di antipatia, cosa che non accade per gli uomini!
Chiude il Direttore Crudo, che spiega quali sono i capisaldi del progetto ed acronimo VERA di Cassa Forense: Valori umani, Empatia, Comunicazione credibile, Aiuto. Il bilancio sociale mostra il ruolo che Cassa vuole avere nella gestione delle attività e dei problemi: non limitarsi ad essere per i nostri stakeholders un ente, ma divenire sempre più un partner previdenziale. In questo senso, ci dice Crudo, l’assistenza può aiutare molto nel raggiungimento degli obiettivi, compreso quello della parità di genere. E aggiunge che, in Cassa Forense, sono concentrati sul miglioramento dell’organizzazione, dei processi e della comunicazione, nella finalità di accrescere il valore aggiunto del lavoro e la soddisfazione degli iscritti.